Pensieri ad alta quota
E’ arrivato improvviso il momenti dei saluti: dopo 3 giorni vissuti fianco a fianco lo scambio di baci, abbracci e indirizzi ha interrotto bruscamente quella magica atmosfera che si era creata con naturalezza. Nove persone diverse, su due fuoristrada invincibili, protagoniste in mezzo a scenari mozzafiato sulle alte quote del parco Avaroa, nel sud della Bolivia.
Kenny, americano del Nord Carolina (si’ Fede, e’ proprio lo stato di Hulk Hogan), era venuto in Cile per studiare e qui ha trovato lavoro, Nazmi, un turco-tedesco impegnato in un interscambio universitario, Julia, una ragazza tedesca che sta facendo il giro del mondo, Tommy & Kristin, i fidanzatini americani,le mascotte del gruppo, un poco invidio i loro 20 anni e la loro fresca innocenza, le due sorelle santiaghine Romina e Sabina…cosi santiaghine da avere i nonni italiani, indovinate dove? ma a Sarzana ovviamente!!! ombelico del mondo!!! (e poi non venite a dirmi che la Terra e’ grande…), e buon ultimi i vostri eroi mangiaspaghetti, Andrea e Francesco. Senza dimenticare la nostra guida boliviana, il prode Alberto, uomo degli altipiani come si definisce, un discreto compagno di viaggio, pozzo di informazioni e consigli, padrone del vecchio Toyota 4×4 che ci ha scorrazzato su e giu’ per il parco.
Faccio fatica a raccontarvi quello che ho vissuto, a volte le fotografie parlano piu’ di tante parole…ho pensieri sparsi nella mente, immagini indelebili di lagune, animali, montagne, deserti…la laguna verde ad esempio ti regala effetti cromatici a cui non sei preparato, un verde irreale, ti togli gli occhiali perche’ ad occhio nudo si apprezza maggiormente, e rimani lo stesso basito. O che dire dei geysers: un odore di zolfo molto forte, pozzetti di lava che ribollono, un fumo grigio che si alza trascinato dal vento che soffia senza tregua, e ti viene in mente l’inferno di Dante, a 4.000 metri pero’!
Poi quando ormai sei rassegnato a battere i denti tutto il giorno, ecco d’incanto il piacere di un bagno caldo dentro una vasca naturale di acque termali: una jacuzzi d’alta quota…meno male che avevo il costume!
La jeep corre inarrestabile in mezzo al deserto, e il paesaggio scorre dai vetri come la pellicola di un vecchio western con gli scenari di cartone e i colori pastello…quelli che “si vede che son finti”.
Ogni tanto si scorge qualche vicuña, un camelide simile al lama che popola questo altopiano…e ti chiedi come facciano a vivere qui in mezzo al nulla…misteri della natura…
La prima notte e’ stata terribile: salire in quota di oltre 1.000 metri in un giorno e’ mal di montagna assicurato! Il rifugio molto spartano (lo chiamano ospedaje) non ha che un generatore di elettricita’ a nafta, che si accende giusto per un paio d’ore la sera, niente riscaldamento, niente acqua calda. La camera e’ gelida, la temperatura di notte scende serenamente sotto lo zero, e il numero di coperte che ti seppelliscono creando l’effetto mummia non si conta…di sicuro si dorme poco e molto male, perche’ l’aria viene a mancare, ti alzi di scatto sul letto come se avessi appena ingoiato una ciliegia col nocciolo, respiri profondo e sembra passare, ma invece e’ solo l’inizio di una lunga notte…
Al mattino il mal di testa e la nausea contagiano praticamente tutti, ma il rimedio nature del mate di coca e’ miracoloso, e in una mezz’ora ti rimette a nuovo.
Trascorriamo la seconda notte in un hotel di sale, un alloggio meno rigido, con almeno l’acqua calda e una temperatura piu’ umana. Si’ avete letto bene, hotel di sale: tutto e’ fatto di sale, dai muri, ai letti, ai tavoli, al pavimento…assaggiare per credere! si salvano il tetto,in legno di cactus e ovviamente i bagni.
E finalmente all’alba del terzo giorno vediamo il sorgere del sole nel salar di Uyuni, il lago salato piu’ grande del mondo.
Su questi altopiani hai sempre la sensazione di essere al limite, la natura stessa te lo suggerisce, sottoponendoti a condizioni climatiche estreme, ma accedere al salar ti ripaga di tutto.
E fare colazione ai bordi del lago, beh…capitera’ anche una volta nella vita, ma ragazzi fatelo!
Non ha niente a che vedere con National Geographic, ve lo assicuro! Anche un Nescafe’ e’ piu’ buono lassu’, specie con un paio di frittelle gonfie di dulce de leche…per favore non cambiatemi canale!
E camminare in mezzo alle mattonelle esagonali del salar, bianche, perfino fastidiose da quanto riflettono il sole, sotto un cielo azzurro chiaro, senza una nuvola una, al lato di un’isola di cactus (si’ un isola in mezzo a un lago di sale, sulla terraferma, la isla del Pescado), ti fa sentire libero, incredibilmente libero…
17 Ottobre 2007 alle 21:39
ciao Fra! ti scrivo poco x non dire niente ma ti tengo d’occhio quanto basta…le tue lettere sono appassionanti..quelle boliviane in particolar modo..continua così…in settimana del piero ha firmato per altri 2 anni..evvai!!!un abbraccio forte..ciao!